Il 10 Febbraio 2004 noi alunni della IF abbiamo partecipato ad un'attività sull'alimentazione, " A pranzo con Apicio", organizzata da "Città come scuola" e svoltasi  in un casale all'interno della Villa dei Quintili.

All'inizio dell'attività, la guida ci ha dato delle informazioni sull'alimentazione degli antichi Romani e le loro abitudini. Essi non conoscevano alcuni prodotti che sono giunti a noi dall'America come il pomodoro, il tacchino, le patate, il mais, i peperoni. Sopra a un lungo tavolo abbiamo potuto osservare alimenti tipici degli antichi Romani come: olio,  miele, prugne, noci ,  fave, orzo, menta. Poi la signorina  ci ha spiegato che il loro cibo preferito era la polenta (puls), ma soprattutto erano golosissimi di garum, uno strano condimento fatto con le interiora e con i rifiuti dei pesci, usato anche sulla frutta. Nel periodo dell’impero, i Romani erano patiti di spezie, usavano il pepe perfino per fare dolci e il miele per condire la carne.  Conservavano i cibi sotto sale, infatti lo consideravano come oro, questo era anche mangiato. Un altro metodo di conservazione era quello di affumicare i cibi o di essiccarli.  I più ricchi usavano  farsi portare un carro di neve per inserirvi i cibi. La cucina era situata in  fondo alla casa, perché emanava odori molto forti; spesso succedeva che le case si incendiavano perché i Romani mantenevano sempre accese le fiamme dei fornelli della cucina. La stanza più grande della domus era quella del triclinium cioè quella da pranzo. Secondo un'usanza orientale, già nota agli Etruschi e dalla quale all'inizio le donne erano escluse, si pranzava sdraiati sui triclini, specie di divani a tre posti, col corpo disteso, il braccio sinistro appoggiato sul cuscino per sostenere la testa, il destro allungato per prendere le vivande dal tavolo. I cibi si prendevano con le dita e si considerava educato usare solo le punta per non ungersi troppo. Le pietanze venivano tagliate da un servo, detto scissore.  Prima di mangiare si pregavano i Lari, cioè i numi tutelari che proteggevano la famiglia e la casa. Durante la giornata si facevano tre pasti: la colazione (Jentaculum),  uno spuntino sobrio e veloce in tarda mattinata (Prandium) e la coena, il pasto più importante della giornata. La cena era costituita da varie portate: la gustatio (antipasti), prima coena (prima portata), l’offerta agli déi, altera mensa (secondo piatto) e secundae mensae (dessert).  Nelle occasioni speciali si continuava a mangiare e a bere sino a notte avanzata. Gli ospiti venivano intrattenuti con musiche, danze, giochi vari. La guida ci ha dato delle notizie su Marco Gavio Apicio, un gastronomo, vissuto all'epoca degli imperatori Augusto e  Tiberio, che ha scritto  un libro intitolato “Cose di cucina”. Durante l'attività abbiamo compilato delle schede, come esercizi di verifica, dividendoci in quattro gruppi. Oltre alle notizie sull'alimentazione, abbiamo imparato i nomi di vasellami e oggetti specifici usati in cucina e a tavola: patera (piatto), brocche per versare, anfore per trasportare che, a volte, venivano sigillate con l'argilla, coppe per bere, lo schifos per attingere il vino e l'acqua dal cratere. Questi oggetti, fatti con l'argilla, erano verniciati interamente per renderli resistenti al fuoco e impermeabili ai liquidi, ma potevano essere anche d'argento, d'oro, di alabastro.

 

Chi era Apicio
Alcune ricette

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