La Cappella degli Scrovegni

Prima di entrare nella Cappella abbiamo sostato in una stanza di climatizzazione, per non rovinare gli affreschi con la variazione di temperatura portata dall’esterno e   nel frattempo abbiamo visionato un documentario sulla Cappella.

Nell’anno 1300, un ricco signore padovano, Enrico Scrovegni, acquistò la zona dell’arena romana per farvi costruire il suo palazzo.  
Affianco alla dimora volle edificare una cappella dedicata alla beata Vergine in suffragio dell’anima di suo padre Reginaldo, l’usuraio ricordato da Dante nel canto XVII dell’Inferno.  
Dopo averlo visto probabilmente all’opera nella basilica di S.Antonio, lo Scrovegni commissionò la decorazione murale della cappella a Giotto, il quale vi lavorò, secondo le ipotesi più attendibili, dal 1303 al 1305. Gli affreschi della cappella degli Scrovegni  coprono completamente le pareti e la volta dell’edificio, narrando gli episodi della vita di Maria e di Cristo.
Il soffitto
è di un azzurro trapunto di stelle; lo attraversano tre fasce decorative con le figure dei profeti. Sulle pareti laterali e su quella dell’arco trionfale si svolge la narrazione in tre fasce.

Il Giudizio Universale, invece, occupa tutta la controfacciata, dove è raffigurato anche Reginaldo Scrovegni nella scena dei beati, in cui indossa un vestito viola, il colore dei pentiti.

Cristo giudice è circondato dagli Angeli e dagli Apostoli, sotto a destra si trovano i Beati, mentre alla sua sinistra sono le pene dei dannati, raffigurate secondo le tradizioni medievali.

Il crocefisso, che un tempo completava la decorazione della cappella, oggi si può ammirare in una sala del museo civico. Sull’altare statue di Giovanni Pisano.

Per la decorazione della Cappella, Giotto ha introdotto alcune innovazioni come la raffigurazione degli angeli la cui veste sfuma alla fine dando un senso di movimento, e l’espressione dei volti, a volte segnati da una lacrima.