REGIA: Vittorio De Sica
SCENEGGIATURA:
Adolfo Franci, Cesare Giulio Viola, Sergio Amidei, Cesare Zavattini.
FOTOGRAFIA: Anchise Brizzi.
MUSICA: Alessandro Cicognini.
MONTAGGIO: Nicolò Lazzari.
DURATA: 95’
PRODOTTO DA: Paolo W. Tamburella.
TEMA: infanzia, povertà, lavoro minorile
DOVE: Roma centro
QUANDO: dopoguerra-1940

 Personaggi e interpreti

 GIUSEPPE: Rinaldo Smordoni

PASQUALE: Franco Interlenghi
RAFFAELE:
Aniello Mele
ARCANGELO: Bruno Ortensi
STAFFERA: Emilio Cigoli

 LA STORIA

 Pasquale e Giuseppe sono amici per la pelle e per racimolare soldi, lavorano come sciuscià-vale a dire lustra scarpe. Pasquale è il più grande dei due, è orfano e vive con Giuseppe e vive con i suoi genitori. Entrambi i ragazzini condividono un sogno: comprare un cavallo bianco tutto loro, e per realizzarlo consegnano una partita di coperte per la borsa nera-mercatoi clandestino. Ma purtroppo il loro sogno durò poco perché furono arrestati dalla polizia per aver venduto le coperte, e vanno al riformatorio. Qui, in attesa di giudizio, vengono divisi in celle diverse e conoscono altri ragazzi. Maltrattati e incompresi, alcune vicende, cambiano persino la loro amicizia. Giuseppe scapperà dal carcere prendendo il cavallo con i suoi compagni di cella, ma non con Pasquale, che sapendo dove si fosse diretto, lo raggiunge con la polizia, e il fatto sfocerà in tragedia.

COMMENTO

 Terzo capolavoro del *Neorealismo, dopo “Paisà” e “Roma città aperta” di Rossellini, “Sciuscià”, affronta il tema del disagio sociale in una Roma sconvolta dalla guerra; utilizza attori presi dalla strada e luoghi reali. La pellicola è stata premiata con un Oscar nel 1947. L’infanzia ritratta nel film, appare con una dimensione di gioco e divertimento, nella parte iniziale. Il cavallo bianco, per i due protagonisti diventa il simbolo del loro desiderio di cose belle e delle loro amicizia, in una condizione sociale disagiata. Il luogo emblematico del film sicuramente è il **carcere minorile, infatti, il direttore, ha atteggiamento intimamente fascista. Ma è anche il luogo dove Pasquale e Giuseppe perdono la loro amicizia e dove c’è la fuga di Giuseppe, che porterà tragicamente alla fine della sua vita e dei sogni. Il lavoro minorile appare reato, solo quando intervengono gli adulti che non si fanno scrupoli sull’avvenire dei piccoli.

  *Neorealismo: questo movimento compare in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale e la sua caratteristica è quella di rappresentare la quotidianità in modo documentaristico e usando attori presi dalla strada e luoghi reali. La parola “Nuovo” realismo si origina dalla necessità di sottolineare il carattere invero: un esempio è dato dal periodo del cinema muto con i film “Terra madre” (1931) e “1860” del 1934. Invece De Sica si espresse con “I bambini ci guardano” (1943) e Blasetti con “Quattro passi fra le nuvole” (1942). A portare l’idea di un’Italia vera, abitata dalla miseria e dalla disoccupazione, irrompono finalmente sugli schermi Luchino Visconti con “Ossessione” (1943), e James M. Cain “Il postino suona sempre due volte”.

**Carcere minorile: è inserito nel complesso architettonico del S. Michele e con il film si intende ricordare l’oblio della città attraverso una capacità neorealista e drammatica; il film riesce a narrare storie di vita e reclusione nella Roma del 2° dopoguerra.

                  

Abbiamo ricavato questa scheda grazie ad un progetto proposto dal Comune di Roma nell’ambito di Città come Scuola; abbiamo visto il film e poi abbiamo visitato il carcere minorile, recentemente restaurato.